Shisong
Non ci vuole molto in linea d’aria a raggiungere il Cameroon, siamo sulla stessa longitudine, sempre diritto in giù dopo il mare e il deserto, ma di colpo (solo 7 ore di volo da Parigi, un drink, un filmetto, uno spuntino) un altro mondo, nello spazio e nel tempo! Qui esistono 12 ore di luce e 12 ore di buio, con alba e tramonto brevissimi, tanto è repentino il passaggio, che però ci svela un cielo stellato che noi non sappiamo più che esiste e una luna che illumina come un faro a megawatt. Nell’ arco di luce che è il giorno, tutti, uomini, donne, bambini, camminano costantemente avanti e indietro ai bordi delle strade, a piedi, portando merce di ogni genere e misura, sulla testa: nel fango e sotto docce a cascata durante la stagione delle piogge(6-8 mesi), sotto un sole a martello e nuvole di polvere rossa nei mesi rimanenti. Il resto della strada è dei camion giganteschi, dei pulmini strapieni che collegano il paese da sud a nord, dei taxi gialli (scassatissimi e stipati all’inverosimile) che intasano le città, nella loro funzione supplente di ”servizio pubblico” e di una infinita varietà di motorini e mototaxi stracarichi. Qui le distanze non si contano in km, ma in tempo occorrente per raggiungere i luoghi, sempre diverso fra le due stagioni e le differenti aree.
I nostri tre mesi sono volati in un lampo in un bagno di affetto, amicizia, fraternità. A ritmo di tamburi e xilofoni, con danze, canti, vino di palma, riso, fagioli, patate, polenta e 10 tipi di banane, siamo entrati nella vita quotidiana di questo villaggio, con scarsa elettricità, senza bombole di gas, perché insufficienti e troppo costose, ma con bambini bellissimi a frotte, donne di pura eleganza, coloratissime e flessuose come indossatrici, gente cordiale, spontanea e immediata. Abbiamo lavorato con loro nelle opere che sostengono, principalmente: una cooperativa sociale per avviamento al lavoro di ragazzi in difficoltà, la Community of Ark, che lì in paese comprende panetteria, sartoria, ricamo e offre un piccolo servizio di mensa per lavoratori, ma che in villaggi vicini, sostiene anche una falegnameria e una fattoria per il lavoro agricolo - e una scuola secondaria (nel villaggio di Mbohtong a 2000m sull’altopiano) dove sono ospitati molti giovani di famiglie bisognose che altrimenti non potrebbero completare gli studi. Abbiamo incontrato anche il Consiglio nazionale e condiviso le molteplici difficoltà oggettive nelle quali faticosamente cerca di far vivere e diffondere il messaggio francescano, compresa la duplice realtà linguistica francese-inglese del paese, ancora lontana dall’essere strumento di comprensione e che si aggiunge spesso come problema alle già molte differenti lingue locali. Le fraternità della parte francese possono contare invece solo sull’aiuto saltuario e generoso di qualche suora. Pochissimi sussidi, molto entusiasmo e una profonda intuitiva adesione a San Francesco, amante di quella povertà che loro conoscono molto bene. Sensibili, di grande preghiera, offrono una testimonianza importante di fede e di impegno per i fratelli e per la comunità ecclesiale. Quello che più colpisce e rimane impresso è lo sguardo, profondissimo, soprattutto dei bambini e dei vecchi, in cui sembra trasparire, come impresso nel dna, tutta la storia, antica e travagliata, che ha segnato questo Continente: popoli ai quali noi, uomo bianco, non finiremo mai francescanamente di ‘restituire il maltolto’. by ARG
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